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Un intervento chirurgico “in diretta” per spiegare l’artroscopia di spalla

Un intervento chirurgico “in diretta” per spiegare l’artroscopia di spalla

Invasività ridotta ai minimi termini, certezza della diagnosi, alta definizione e precisione millimetrica dell’intervento.

I vantaggi degli interventi in artroscopia sono lapalissiani.
 “E a Villa Pini siamo all’avanguardia in questo campo”, dice il Dr. Stefano Albanelli, dello staff del Prof. Zini e che opera presso la Casa di Cura Villa dei Pini di Civitanova Marche, in Regione, uno dei centri di eccellenza in ortopedia e nella chirurgia artroscopica.
Il prossimo 5 maggio sarà l’occasione per gli ortopedici professionisti (ma anche altre figure professionali coinvolte nella gestione di questa patologia) per approfondire tutte le tematiche connesse.
Si terrà infatti un evento formativo, curato dallo stesso dr. Albanelli, con la collaborazione di Villa dei Pini, proprio sui metodi artroscopici con due sessioni di live surgery, ovvero un intervento chirurgico che verrà mostrato a tutti i partecipanti attraverso un collegamento diretto con la sala operatoria, come caso esemplificativo, con spiegazioni e discussione durante l’intervento.
Una breve anticipazione di alcuni di questi tempi la facciamo ora con un’intervista allo stesso dr. Albanelli.

Dottore, come viene considerata, oggigiorno, la tecnica artroscopica rispetto a quella tradizionale, cosiddetta “a cielo aperto”?
E’ semplicemente la tecnica migliore per intervenire chirurgicamente.

Compresi gli interventi alla spalla ed alla cuffia dei rotatori, di cui parlerete nello specifico il prossimo 5 maggio? 
Si. Ormai dal punto di vista del trattamento chirurgico la tecnica di intervento in artroscopia è quella che va per la maggiore perché è una metodica mini-invasiva con la quale vengono praticati solamente tre fori molto molto piccoli, che permette di fare una diagnosi di certezza del tipo di lesione grazie a telecamere ad alta definizione e poi di riparare la lesione con una precisione millimetrica. 

Fino a 10-15 anni fa questi interventi venivano effettuati a “cielo aperto”…, 
Infatti, si procedeva con un taglio e inevitabilmente con una minore precisione chirurgica che comportavano spesso dolore post operatorio per il paziente o recupero più lento.

Quanto, grazie alla tecnica artroscopica, l’età anagrafica del paziente può diventare un fattore relativo? 
La tecnica artroscopica consente a tutti gli effetti di considerare anche un paziente anziano, oltre i 70-75 anni, come soggetto capace di ritornare alle condizioni precedenti e recuperare la funzionalità dell’arto e la qualità della vita. Ovviamente l’intervento deve essere supportato da una buona diagnostica e seguito da tutti gli opportuni percorsi riabilitativi. A queste condizioni possiamo davvero considerare l’età un fattore relativo.

Quali sono le percentuali di recupero?
Se la patologia viene bene inquadrata, trattata bene chirurgicamente e, ripeto, con un buon percorso riabilitativo, nel 95% dei casi il recupero del paziente può manifestarsi molto buono con l’eliminazione del dolore e il recupero della buona funzionalità.

E lo sportivo può pensare di riprendere a praticare la disciplina?
Si, certo, è possibile tornare a fare sport così come tornare alle precedenti mansioni lavorative. Fermo restando le condizioni di cui parlavo, ovvero un buon percorso riabilitativo post intervento e, prima dell’intervento, un buon inquadramento della patologia e, ovviamente, la riuscita del trattamento chirurgico.