Chirurgia bariatrica e stile di vita sano: questi gli strumenti per sconfiggere l’obesità grave
La chirurgia bariatrica, o chirurgia dell’obesità, si rivolge a pazienti che hanno un problema di obesità grave, che non trae beneficio dai trattamenti conservativi, seguiti sotto controllo specialistico.
Ce ne parla il dottor Domenico Labonia, specialista in chirurgia generale che si occupa, da anni, di chirurgia bariatrica: «Bisogna far riferimento alla chirurgia bariatrica solo quando è dimostrato che il paziente non ha raggiunto risultati adeguati e duraturi, a seguito di trattamenti conservativi, dietetici, messi in atto sotto un’adeguata guida. Non stiamo parlando quindi di trattamenti dietetici autoprescritti o applicati senza una precisa presa in carico da parte del dietologo o del un nutrizionista, ma di qualcosa ben strutturato dal punto di vista medico».
I pazienti candidabili a chirurgia bariatrica, vengono selezionati sulla base di linee guida nazionali, dettate dalla SICOB – Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità.
Quando il BMI (Body Mass Index) è superiore a 40 si può ricorrere alla chirurgia bariatrica, anche in assenza di patologie correlate all’obesità; quando questo è compreso tra 35 e 40, la presenza di patologie correlate – come l’ipertensione arteriosa o l’artropatia da carico, nel dettaglio l’artrosi delle ginocchia o delle anche – è una condizione necessaria per accedere agli interventi di chirurgia bariatrica.
Si può dire che la chirurgia bariatrica sia un’alternativa ai trattamenti conservativi?
«No, non è esattamente così. Perché se è vero che quando c’è il fallimento di un trattamento farmacologico e dietologico, prescritto da uno specialista, non rimane altro che il ricorso alla chirurgia bariatrica, è altrettanto vero che l’applicazione di quest’ultima non elimina l’esigenza di osservare e mantenere un corretto stile di vita, associato a una dieta che assicuri risultati tangibili e duraturi. In sostanza, la chirurgia è in grado di fornire un reale valore aggiunto alla lotta all’obesità, solo se il paziente mette in pratica un percorso dietologico virtuoso anche dopo l’esecuzione dell’intervento. In questo viene aiutato dall’equipe multidisciplinare che lo ha preso in carico e che è composta, oltre che dal chirurgo bariatrico, da un nutrizionista, uno psicologo e da tutta una serie di altri specialisti chiamati eventualmente in causa, in modo “sartoriale”, sulla base delle necessità specifiche del paziente».
Dal punto di vista del paziente perché si può decidere di ricorrere alla chirurgia bariatrica?
«Il percorso logico non deve essere: “non mi va di seguire le diete che mi sono state prescritte e allora mi rivolgo alla chirurgia”, ma piuttosto: “ho seguito le diete, non ho raggiunto i risultati sperati e duraturi, per cui mi affido alla chirurgia, così da iniziare e portare avanti per il resto della mia vita un percorso di qualità della vita attento e virtuoso”».
Quali tipi di interventi di chirurgia bariatrica eseguite in Villa Pini?
«Eseguiamo vari tipi di interventi. Anzitutto quelli restrittivi, come il bendaggio gastrico, che riducono la porzione di stomaco che accoglie il cibo in prima battuta e quindi generano un senso di sazietà precoce e prolungato. Poi quelli restrittivo-metabolici, come la sleeve-gastrectomy, con cui riduciamo in modo permanente lo stomaco, generando un effetto metabolico che incide sul funzionamento dell’organismo, perché nella porzione che viene asportata sono presenti le cellule che producono la grelina, ormone che ha tra le sue funzioni quella di stimolare l’appetito, per cui oltre a ridurre lo spazio “a disposizione” del cibo ingerito si viene a creare anche un minore interesse per il cibo stesso».
E poi c’è tutta la famiglia dei bypass gastrici…
«Sì, una serie di interventi accomunati da un principio uniformatore, quello del ricavare uno stomaco di ridotte dimensioni che viene collegato secondo varie tecniche con l’intestino, così che il cibo si trovi a fare un “salto” che ha come risultato quello della riduzione dell’assorbimento dei nutrienti. Gli interventi sono vari perché lo stomaco può avere varie dimensioni, può essere più o meno lungo, e perché si può decidere di creare un collegamento unico tra stomaco e intestino o, anche, fra parti differenti dello stesso intestino».
Qual è l’impatto degli interventi, per i pazienti, dal punto di vista fisico?
«È molto contenuto. Gli interventi vengono eseguiti con tecniche di chirurgia mininvasiva, come la laparoscopia, che consentono un ritorno più agevole e veloce alle attività della vita quotidiana. I tempi di recupero dipendono per lo più dalla condizione del paziente e dalla tipologia di intervento effettuato, ma è indubbio che la laparoscopia agisca nella direzione di una loro sensibile riduzione».
Gli interventi di chirurgia bariatrica producono effetti collaterali di qualche tipo?
«Quella bariatrica non è chirurgia estetica, è una vera e propria chirurgia addominale e come tale si può prestare a complicanze, la cui incidenza è comunque decisamente inferiore ai benefici che il paziente, quando accuratamente selezionato, può ricavare dall’esecuzione di uno degli interventi di cui abbiamo prima parlato».
Per quanto riguarda l’esecuzione dell’intervento, ci sono vincoli legati all’età?
«Si dice in generale che i pazienti candidati all’intervento debbano avere un’età compresa tra i 16 e i 65 anni. È chiaro però che prima di candidare alla chirurgia bariatrica un paziente in età minore sia sempre consigliabile sottoporlo a uno studio presso centri dedicati all’obesità in età infantile e adolescenziale. È altrettanto scontato che per le persone che hanno un’età superiore ai 60 anni sia sempre bene fare una stima accurata dei benefici sempre in ottica multidisciplinare, che veda il coinvolgimento anche dell’anestesista, del cardiologo, dello pneumologo e del medico internista, così che si possano valutare rischi e vantaggi derivanti dall’intervento».
Quando e come viene presa la decisione di intervenire con un intervento di chirurgia bariatrica?
«La decisione viene presa dal chirurgo bariatrico che, sulla base degli elementi dedotti a seguito dell’incontro con il paziente, pone una prima indicazione che in seguito potrà essere confermata o rivista sulla base dello studio pre-operatorio multidisciplinare, nel corso del quale il team medico fissa tra l’altro la dieta pre-operatoria, che consente di ridurre il peso e i fattori di rischio eventualmente presenti. Prima dell’intervento chirurgico, inoltre, il paziente è chiamato a intervenire su tutti i fattori di rischio cosiddetti rimovibili, smettendo ad esempio di fumare».
Per concludere, dottor Labonia, una persona quando deve pensare di sottoporsi a una visita di chirurgia bariatrica?
«Tutte le volte che i trattamenti conservativi non abbiano consentito al paziente di risolvere il quadro di obesità grave, che ne pregiudica la qualità e l’aspettativa di vita, è giusto che decida di sottoporsi a una visita di chirurgia bariatrica, avendo eventualmente cura di consultarsi prima con il suo medico curante, il dietologo o il nutrizionista. Il paziente viene anzitutto sottoposto a un incontro preliminare, in cui vengono fatte le valutazioni per capire se effettivamente sia il caso di ricorrere a un intervento chirurgico o se in un primo momento il paziente possa essere curato con trattamenti non chirurgici. Con un obiettivo preciso: fare in modo che in ambulatorio accedano solo le persone che hanno una reale necessità di chirurgia».