Intervento di cataratta, una nuova lente nell’occhio per tornare a vederci chiaro
Ne parliamo con il dottor Lucio Marcaccio, oftamologo, responsabile dell’Oculistica della Casa di Cura Villa dei Pini di Civitanova Marche.
Dal punto di vista numerico, l’intervento chirurgico oggi più eseguito al mondo – e anche in Italia – è quello che riguarda la cataratta, che prevede la sostituzione del cristallino, la lente posta all’interno dell’occhio che, divenuta opaca, rende più difficoltosa la vista.
Quale categoria di persone è più interessata da questa patologia? Come la si diagnostica? Come la si può curare? Ne parliamo con il dottor Lucio Marcaccio, oftamologo, responsabile dell’Oculistica della Casa di Cura Villa dei Pini di Civitanova Marche.
Dottor Marcaccio, chi è più soggetto alla cataratta?
«La cataratta è una patologia caratteristica dell’età avanzata. Quella classica viene chiamata “senile” e colpisce in genere le persone con più di 60-65 anni. A partire da quell’età è facile riscontrare l’opacizzazione del cristallino dovuta al suo “invecchiamento”, per cui il paziente comincia a vedere tutto un po’ offuscato, poi sempre meno e se non si interviene per tempo, chirurgicamente, si rischia di perdere del tutto la capacità di vedere».
L’età è l’unica causa della cataratta?
«No. Se anche non prendiamo in considerazione la cataratta congenita, cioè presente fin dalla nascita, che è piuttosto rara, ci possono essere forme di questa patologia generate da cause differenti a quella del trascorrere del tempo. Esistono ad esempio cataratte di origine traumatica, che fanno cioè seguito a un trauma subito dall’occhio. Oppure ce ne sono altre che sono collegate a patologie di cui si soffre, come ad esempio il diabete, che possono provocare l’opacizzazione del cristallino anche in pazienti più giovani. Un’altra causa può essere l’applicazione incontrollata di alcune terapie, come ad esempio un uso prolungato di certi colliri. C’è però da dire che il numero di pazienti sottoposto a interventi per queste cause è assolutamente inferiore a quello che riguarda le cataratte senili».
La vista persa a causa della cataratta può essere recuperata?
«Sì, la cataratta di per sé non induce a una perdita permanente della vista, l’intervento chirurgico consente di recuperarla pienamente. Anche se non bisogna dimenticare che le persone molto anziane alla cataratta spesso associano patologie che possono interessare la retina e quindi non sempre il paziente riesce ad avere un recupero totale della vista. Diciamo però che l’80% di coloro che si sottopongono a un intervento di cataratta può aspirare a recuperarla completamente».
Che cosa deve fare la persona che si accorge di avere la vista un po’ offuscata? Quali sono i passaggi da effettuare?
«Ovviamente il primo passaggio è sottoporsi a una visita oculistica, la cui diagnosi è relativamente semplice grazie all’utilizzo della lampada a fessura, un apparecchio simile a un microscopio attraverso cui è possibile ingrandire l’immagine dell’occhio e delle sue strutture e verificare se il cristallino ha un’opacità che rivela la presenza di cataratta. Nel caso in cui questa sia effettivamente riscontrata, verifichiamo che non ci siano altre cause di abbassamento della vista attraverso esami sulla retina e sul nervo ottico così che si possa dire al paziente: “lei ha solo la cataratta, se si fa operare recupera la sua capacità visiva”. Al contrario, se vengono riscontrate altre patologie è giusto che il paziente sappia che anche agendo sulla cataratta non si otterrà un recupero totale della vista».
In che cosa consiste l’intervento di cataratta? Come viene eseguito?
«L’intervento di cataratta è finalizzato a togliere la lente che è diventata opaca e sostituirla con una artificiale, che abbia lo stesso potere e permetta al sistema ottico di continuare a funzionare. Il 95% di questi interventi viene eseguito a livello ambulatoriale, per cui il paziente può tornare al proprio domicilio subito dopo l’esecuzione. Dopo avere fatto un’anestesia, in genere con dei colliri, si procede con l’accesso, che avviene in genere nella parte dell’occhio che rimane coperta dalla palpebra, così che nel post-operatorio possa essere protetta, garantendo tempi più rapidi di guarigione e minore impatto dal punto di vista del fastidio per il paziente. Anche perché nella maggior parte dei casi non si eseguono suture, l’accesso è autoriparante».
Quanto dura l’intervento? Può avere complicazioni?
«La durata media dell’intervento è di circa 15 minuti, ma non tutte le cataratte richiedono lo stesso tempo. Quello della cataratta non è un pianeta, è un sistema solare… nel senso che ce ne sono di tantissimi tipi. Ce ne sono alcune che possono essere molto complicate da operare a causa dell’età molto avanzata del paziente, o perché associate ad altre patologie, o perché non operate nel tempo giusto: in questi casi l’intervento può durare mezz’ora o anche più. Sono situazioni che si presentano, però, con scarsa frequenza, la routine è quella del paziente che in un quarto d’ora risolve il suo problema e subito dopo può tornare a casa avendo recuperato la nitidezza della sua vista».
Il ritorno a casa: il paziente deve osservare indicazioni particolari?
«Nei primi giorni il paziente deve fare attenzione al fatto che, come ho detto prima, non ci sono suture nell’occhio per cui bisogna stare attenti a non subire traumi ed è necessario evitare di sostare in ambienti caratterizzati da polvere, vapore o sporco in generale. Per le prime due settimane è necessario inoltre che chi ha subito l’intervento segua una terapia con colliri, mettendo le gocce anche 6-8 volte al giorno, ed eviti di fare bagni in piscina o in mare. Per il resto può vivere la vita di tutti i giorni, guardare la televisione o lavorare al computer e anche guidare l’automobile, se occorre».
La lente artificiale che si installa è definitiva? C’è possibilità di rigetto?
«La lente è assolutamente definitiva e permanente e non c’è alcuna possibilità di rigetto perché è costruita con materiali del tutto biocompatibili».
È vero che con l’intervento di cataratta si può intervenire anche su altri difetti della vista?
«Sì, è vero. Dal momento che dobbiamo inserire nell’occhio una nuova lente, possiamo decidere di inserirne una che sia in grado di correggere gli eventuali difetti refrattivi del paziente. Cioè, se un paziente oltre ad avere la cataratta è anche miope e vede quindi male da lontano, possiamo correggere questo suo difetto inserendo una lente che abbia lo stesso potere di quella che prima portava al di fuori degli occhi, con gli occhiali, o sugli occhi, con le lenti a contatto. Quelle che si innestano sono chiamate “Lenti Premium” e sono in grado di correggere difetti di miopia, ipermetropia, astigmatismo e anche presbiopia. Possiamo impiantare nell’occhio anche lenti multifocali, che permettano di vederci bene sia da vicino sia da lontano, senza che vi sia più bisogno di utilizzare gli occhiali»